[Gioco letterario, per gentile concessione della redazione e di colleghe e colleghi. Buona lettura!]
30 ottobre, viaggio in aereo verso l’Aeroporto scozzese di Dalcross, mentre l’anima, effervescente, mi palpita nelle viscere; ripasso i quesiti. 31 ottobre, a piedi verso la zona sud-ovest di Inverness, quasi incespicando per la febbrile emozione. Poi, la notte, e il silenzio reboante… Le lugubri rovine del Castello di Urquhart si stagliano come un’ombra tetra che pare estendersi restando invischiata nella bruma sospesa come parte dell’oscurità del cielo: il Lago, serafico, placido, abisso immoto… Ecco che il lucore di due stelle, che occhieggiano remote nell’abisso sovrastante, si fa più inteso, vivido, il biancheggiare di due cosmiche scie ove il cielo e il lago si confondono in un amplesso che si coagula in innaturale increspatura, sempre più vicina, riecheggiante stentorea e martellante nel profondo e nella gola riarsa. Una forma si erge ed incombe come il cielo trafitto da due stelle sfavillanti, che mi fissano e penetrano il mio petto vanificando ogni difesa:…
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