Osservo il traffico di New York fuori dalla vetrata. Quando la porta del Central Perk si apre scampanellando, Chandler Bing entra trafelato, reggendo una ventiquattrore. È un uomo ancora affascinante, ben vestito, che ha passato la cinquantina, con un sorriso bianco e perfetto. Inciampa, poi si ricompone alzandosi in piedi. La sua chioma è ormai grigia e fa risaltare le sue guance arrossate. Prende posto sullo storico divano arancione, mentre io siedo sulla poltrona marrone. Sbuffa, ed esclama: «Roba da non credere! Cominciamo pure con l‘intervista.»
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