L’intelligenza artificiale: i suoi rischi, le sue opportunità nella ricerca di Giovanni Antonio Sallemi

I risultati degli studi dell’intelligenza artificiale e della cybersecurity da parte dell’ingegner Giovanni Antonio Sallemi hanno fatto esplodere la rete, registrando in pochissimi giorni centinaia di migliaia di visualizzazioni. Cosa c’è da scoprire ancora su questi argomenti che ci affascinano e ci fanno inorridire allo stesso tempo?

Chiediamo all’ingegner Sallemi quali sono – e saranno nel futuro – le
sfide da affrontare nell’utilizzo dell’IA con tutti i suoi vantaggi e svantaggi.

Il Gruppo Sallemi sostiene la ricerca

Giovanni Antonio, recentemente ha rilasciato un’intervista a Laura Scarpelli la cui pubblicazione su web (www.ugualmenteabile.it) è subito diventata virale. All’improvviso è arrivato alla notorietà. La aiuta o nuoce nello svolgimento delle Sue attività professionali?


Direi che aiuta e nuoce allo stesso tempo. Mi sento fortunato di aver raggiunto tanta visibilità. Ciò, sicuramente, mi permette di avere più richieste dei miei servizi e, di conseguenza, di aiutare più persone. D’altro canto, è anche una sfida. Perché si tratta di una maggiore responsabilità.
Devo essere più veloce nel soddisfare le esigenze delle persone senza perdere la qualità del mio lavoro. Ciononostante, ora mi sento davvero soddisfatto.

Giovanni Antonio Sallemi, titolare di Sallemi Group

Se dovesse spiegare che cosa è l’intelligenza artificiale a un bambino come la definirebbe? E cosa ne direbbe, invece, a un Suo collega ricercatore esperto nella materia?


A un bambino direi che stare a contatto con l’IA è come avere un robot per amico e compagno di giochi. Può imparare da te e aiutarti a risolvere i tuoi problemi, da quelli semplici a quelli molto più complessi. A un collega direi, praticamente, lo stesso, ma in altri termini: l’IA è una disciplina che
sviluppa meccanismi e algoritmi di apprendimento, analisi, elaborazione ed applicazione dei dati al fine di fare accurate previsioni e prendere le decisioni in linea con i presupposti del sistema con cui si ha a che fare. L’IA può essere impiegata in tutti i settori dell’industria e in ogni ambito della vita.

Quali sono i rischi dell’IA che ci riguardano tutti, ma di cui ancora non siamo consapevoli?


Il primo rischio è la sicurezza dei dati. L’intelligenza artificiale necessita di una quantità immane di dati – per imparare ed aggiornarsi in continuazione. Se questi dati finiscono in mani sbagliate,
potrebbero essere messi a rischio non solo i dati, ma anche le persone stesse, la loro sicurezza e incolumità. Poi, c’è il rischio degli errori nella “decision making”: se lasciamo che l’IA prenda decisioni importanti che riguardino le sorti delle persone, possiamo trovarci di fronte a scelte discriminatorie e parziali perché la gestione di quei problemi richiede l’etica. C’è anche il rischio dell’automazione di tutto ciò che l’essere umano fa. Ed è esattamente il problema che ci riguarda tutti: il rischio di perdita del lavoro e, nel caso di una gestione priva di etica, la perdita di mezzi di sostentamento da parte di ognuno di noi.

Che opportunità apre la strada dell’utilizzo dell’IA?


L’intelligenza artificiale è già adesso al servizio dell’uomo. Mi riferisco alle chatbot di alcune aziende e al servizio clienti (customer care) gestito dall’IA. Per ora, l’efficienza di IA in questi casi lascia ancora desiderare, ma è in via di un costante sviluppo, migliora e molto presto otterrà
risultati di massimo livello. L’intelligenza artificiale è già insostituibile nel settore di automazione. In futuro tutte le operazioni ripetitive e pericolose, oggi svolte dall’uomo, saranno affidate ai robot, e
l’uomo potrà dedicarsi ai soli compiti creativi che richiedono flessibilità mentale. L’intelligenza artificiale potrebbe essere impiegata nella diagnosi medica, supportare la ricerca nell’ambito della
medicina, sviluppare le cure e terapie nuove. Sembra fantascienza, invece, non lo è. A questa realtà ci stiamo già avvicinando

Come evolverà, secondo Lei, l’IA nel futuro? Sarà più umana o, al contrario, avrà sempre di più le caratteristiche robotiche, nella mentalità e nell’aspetto?


Ci sono, su questo, due visioni degli esperti, visioni distanti e divergenti. Una è quella che suggerisce lo sviluppo dell’intelligenza artificiale umanoide: sempre più vicina all’uomo nei comportamenti. Sono robot dotati di IA che avrebbero dentro perfino le impostazioni per la mimica
facciale in accordo con le emozioni di un essere vivente (umano, animale). La corrente opposta vede come traguardo soltanto l’ulteriore “robotizzazione” delle macchine dotate di IA perché le vorrebbe destinare solo all’apprendimento automatico e ragionamento logico. Non escludo che in futuro potremmo avere i risultati di entrambe le visioni, sia i robot che hanno l’aspetto di esseri umani, sia i robot pensati solo allo svolgimento delle funzioni di calcolo, apprendimento, analisi e
gestione di informazioni.

Nella Sua intervista che Le è valsa quasi un milione di click, ha detto una cosa importantissima: l’intelligenza artificiale sarebbe in grado di proteggere le infrastrutture critiche. La concretizzazione di questo punto porterebbe la Sallemi Group a partecipare immediatamente ai lavori in paesi come Ucraina, Israele e in altri luoghi di guerra. Come intende realizzare questa protezione e a che punto è con la ricerca in questo senso?


La sicurezza informatica e l’intelligenza artificiale, alla fase del loto sviluppo odierno, possono assicurare l’efficienza di funzionamento anche in contesti di guerra. Se, nella nostra prassi abituale, forniamo consulenze ad aziende ed enti statali / governativi sui rischi e su come
proteggersi da essi, per proteggere le infrastrutture critiche di rifornimento di gas, acqua ed elettricità avremmo un assoluto bisogno di informazioni che variano da attacco ad attacco per elaborare rapidamente i meccanismi di intelligenza artificiale per prevenire l’attacco e/o rendere più veloce il salvataggio delle persone e il ripristino del rifornimento delle risorse energetiche. Dobbiamo, in tal caso, lavorare a contatto con le forze dell’ordine, la protezione civile e il governo del paese coinvolto nel conflitto di guerra.

Ing Sallemi in videocollegamento alla Microsoft Channel 9: Conferenza sulla sicurezza informatica 

Quali, invece, sono gli importanti traguardi raggiunti dalla Sallemi Group nel campo della sicurezza informatica / cybersecurity?


Abbiamo contribuito alla sensibilizzazione dell’utenza sull’argomento “protezione dei dati e delle comunicazioni”. Oggi c’è più consapevolezza e volontà di prevenire i rischi del phishing usando password più complicate e aggiornando i sistemi “antivirus” e “firewall”. Ci siamo migliorati molto nella rivelazione delle minacce cibernetiche, grazie alla nostra ricerca continua nel campo. Riusciamo, ora, a neutralizzare alcuni attacchi informatici e prevenirne altri, rilevando anomalie ed
elementi sospetti prima ancora che l’attacco avvenga. Ci siamo perfezionati nella crittografia – codificazione e decodificazione delle comunicazioni end-to-end per la trasmissione delle informazioni sempre più protetta. E, infine, ci siamo impegnati tanto nella protezione delle infrastrutture critiche quali, ad esempio, sistemi di rifornimento energetico. Potremmo fare ancora di più. Ma ci vorrebbe un supporto economico da parte delle aziende e una regolamentazione
sempre più aggiornata da parte dei governi di vari paesi. La protezione delle infrastrutture è attualmente una questione di cruciale importanza per la sopravvivenza di alcuni paesi e dei loro cittadini.

Che cosa consiglierebbe a un giovane che oggi si affaccia allo studio di sicurezza informatica ed intelligenza artificiale?


Suggerirei a un giovane di studiare davvero tanto, iniziando dalla programmazione e sicurezza informatica e arrivando alla machine learning. Di non tralasciare corsi di formazione e stage aziendali e di misurarsi sempre con le autentiche sfide della cybersecurity. L’avanzamento della scienza e della tecnologia dipende, in gran parte, proprio dai giovani entusiasti. Farsi avanti è il primo passo necessario e, forse, il più impegnativo.

Come vedrebbe la soluzione del problema dei diritti d’autore minacciati dall’uso dell’IA – ciò che provoca tuttora scioperi di massa nel settore audiovisivo mondiale?


Per prima cosa, va sensibilizzata la società. La comunità stessa deve essere consapevole della portata di questo problema. Non si tratta, in fondo, di soli artisti. Si tratta di tutti i creatori dei contenuti, e, fra questi, ci annoveriamo tutti. Anche l’intelligenza artificiale crea contenuti. Può
facilmente creare anche opere d’arte in stile o alla maniera di qualcuno degli artisti ai quali le si impone di imparare. Non c’è altra via che introdurre delle regole ferree alle quali avverrà la creazione di contenuti e/o opere da parte dell’IA. Ovviamente, deve sempre essere specificato che questo o quel contenuto è stato creato dall’IA. Mentre, invece, i diritti d’autore devono essere, al livello globale, rafforzati e protetti. Quindi, gli scioperi vanno benissimo perché iniziano a creare la
consapevolezza nella società e danno il via a tutta questa serie di passi fondamentali da fare.

Come vedrebbe la soluzione del problema dell’occupazione e della
retribuzione/autosostentamento dell’individuo nel mondo di oggi e di domani se l’IA si sostituirà completamente all’essere umano in tutte le sue attività?


L’ipotesi della sostituzione completa dell’intelligenza umana con quella artificiale mi sembra estrema e molto remota nel tempo. Forse, ciò non accadrà mai. Comunque, l’uso dell’IA ci porterà a riconsiderare il concetto che abbiamo di lavoro e di sostentamento. Ciò che, indubbiamente, accadrà sarà la nascita di tanti sbocchi professionali del tutto nuovi. Serviranno sempre più operatori e manutentori delle macchine dotate di intelligenza artificiale. Vale a dire, il lavoro per
l’uomo ci sarà sempre, anche se subirà trasformazioni e modifiche. Cambieranno i mestieri, ma ne nasceranno quelli che oggi non riusciamo ancora nemmeno ad immaginare. E poi, ovviamente, va totalmente ripensata la distribuzione delle ricchezze. Ci dovrà essere una ridistribuzione in base ai principi etici di equità.

Insomma, ingegner Sallemi, l’uso dell’IA è più da temere o da augurarci?


Nell’uso dell’IA ci sono i pro e i contro da bilanciare. Da una parte, c’è il rischio che l’IA impari a persone o ad enti privi di etica. Esiste anche il pericolo per la sicurezza dei dati, sensibili e non. D’altra parte, l’IA automatizza I processi ripetitivi, migliora l’efficienza della sanità, può creare ricchezza grazie alle capacità nel prevedere le oscillazioni delle quotazioni di titoli in borsa e può fornirci un’infinità di previsioni in ogni settore che le richiede. Collaborare con l’IA è – e continuerà
ad essere – una sfida costante. Ma sono convinto che, a questa tappa del suo sviluppo, l’umanità sia in grado di ascoltare le proposte dell’IA per verificarle e modificarle. La gestione e il controllo dovrebbero rimanere sempre dalla parte dell’essere umano dotato di etica e di intelligenza
emotiva.

Auspicando a Giovanni Antonio Sallemi e alla Sallemi Group nuove aperture verso mercati globali, invitiamo i nostri lettori a seguire l’avanzamento delle tecnologie: impariamo a conviverci senza
paure, evolvendo anche noi.

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