Ferdinando Maddaloni, attore, regista, autore di teatro e cinema, ha un percorso artistico pieno di successi
professionali, ma tutt’altro che lineare: esordisce al cinema con Pasquale Squitieri, cui seguono anni di teatro (nella
compagnia teatrale di Gabriele Lavia, Luigi De Filippo Anna Mazzamauro e Monica Guerritore) e di televisione
(ruoli importanti in “La Squadra”, “Don Matteo” e “Incantesimo X”). Puntando a un teatro e cinema d’impegno
civile, Ferdinando passa a fare anche l’autore con i suoi lavori d’inchiesta dedicati a chi lotta per i diritti umani fra
cui Anna Politkóvskaia e Andrej Mironov. Scopriamo insieme all’artista questo curioso iter per capire meglio i
meccanismi dello spettacolo italiano.
Ferdinando Maddaloni: passaggio dall’attore all’autore e le sue conseguenze
Ferdinando è un attore e autore che sorprende sempre. L’occasione dell’intervista non è stata una eccezione. Prima ancora della mia domanda iniziale mi ha detto:
Hai ragione definendo il mio percorso artistico non lineare. Non so quanto valga a spiegare i meccanismi dello spettacolo in generale visto che a condizionare il mio percorso sono state la prevedibile casualità e l’inesauribile curiosità.

Che intendi con prevedibile casualità?
Beh..mi sono iscritto ad una scuola di Teatro che prevedeva un saggio finale al Teatro Quirino di Roma. Non sapevo certo che l’assistente di Gabriele Lavia, Gisella Gobbi fosse presente quella sera, ma era prevedibile…
E l’inesauribile curiosità?
Spendo molto tempo per seguire la mia inesaurivbile curiosità che, col passare del tempo, si spinge sempre più lontano, anche da un punto di vista geografico, allargando anche i miei orizzonti e interessi artistici. Viaggiare, per me, è come respirare ed è al primo posto nella lista delle priorità. Scrittura ed interpretazione, vengono dopo, con autore ed attore in perenne conflitto
Ferdinando, so che hai fatto parte del cast de “I Bastardi di Pizzofalcone 4”. Quando andrà in onda? Com’è stato fare parte di un progetto così ambizioso? Come sono stati i tuoi rapporti con il regista della serie e con i colleghi ?
Non abbiamo ancora una data certa per la messa in onda, ma sicuramente avverrà su Raiuno in questa stagione. Prima di essere una guest di puntata, sono stato un “fan” della serie, nata dalla magistrale penna di Maurizio de Giovanni, prodotta dalla Clemart. Ho ritrovato colleghi come Gennaro Silvestro, cui mi legano tanti ricordi nel decennale periodo de “La squadra” ed ho lavorato soprattutto con Tosca D’Aquino e Massimiliano Gallo. Di entrambi ho un bellissimo ricordo così come della coppia di registi Riccardo Mosca e Monica Vullo.
Che cosa vorresti dire agli spettatori riguardo al tuo personaggio in questa serie?
Nella serie interpreto Gaetano, il marito di Ottavia Calabrese (Tosca D’Aquino). Invito tutti a guardare la quarta serie perché ci saranno degli sviluppi…per chi invece non l’ha mai vista c’è ancora tempo per una bella maratona su Raiplay

A breve farai il giurato della sezione Gemme italiane del Festival internazionale Visioni corte a Gaeta. Come cambia, se cambia, il tuo modo di vedere un film da spettatore/autore che si ispira ad altrui opere e da giurato?
Conoscendo la fatica e l’impegno sul set che precedono l’adrenalinica proiezione su grande schermo, la peima sensazione sarebbe quella di premiare tutti! Poi subentra la fase critica e l’importane confronto con gli altri giurati. Devo ammettere che la coppia Gisella Calabrese e Giuseppe Mallozzi in questi anni ha fatto un buon lavoro e il Festival ha ormai raggiunto una reale spessore internazionale.
Il tuo debutto cinematografico avviene nel 1990 in un film di Pasquale Squitieri “Atto di dolore” Che ricordi conservi di quel set? Com’era essere diretti da un regista così famoso?
Al momento del mio ingresso sul set mi accorsi che c’era una grande tensione con parolacce che volavano dappertutto. Era la mia prima volta e avevo una scena difficile con lunghissimo monologo. Non so quanti ciak abbiamo battuto! Ero giovane e inesperto e pensavo che si ripetesse per colpa mia! Stranamente però nè il regista Squitieri né l’aiuto Roberto Pariante, mi dicevano nulla! Solo dopo anni ho compreso che il problema era il dolly che doveva inquadrare, alle mie spalle, la signora Cardinale su una determinata battuta! Totale mancanza di preparazione tecnica, la mia colpa in quel caso, ecco perché la metto sempre sempre come “antipasto” nei miei workshop! Assieme all’importanza di essere rappresentato da un agente; quando mi proposero la paga, ingenuamente chiesi se la cifra fosse al mese. Era a posa…
Come andò invece con Gabriele Salvatores per “Quo vadis, baby?
Tutt’altro clima sul set! E anche io mi sentivo molto più sicuro. Ho girato otto pose circa. Salavatores ci sa fare sul set con gli attori!

Nel libro “Cinema e recitazione” pubblicato da Liguori editore ricostruisci la storia della recitazione cinematografica fino al neorealismo. Com’è stato il tuo passaggio dal teatro al cinema ed infine alla televisione?
La recitazione è stata sempre una grande passione oggetto d’interesse sin da quando frequentavo da bambino gli studi televisivi della Rai di Napoli . Poi ne ho fatto la mia professione. Nel 2004 ricordo che di giorno avoravo come attore ed actor coach sul set de la squadra fiction di Raitre. Di notte invece preparavo la tesi di Laurea con il professor Iaccio, ora semplicemente Pasquale. Gli riconosco grandi meriti per aver saputo condurre il mio lavoro di ricerca in maniera rigorosa, spronandomi alla ricerca di materiali introvabili . Teoria e pratica contemporaneamente. Così è nato il mio primo libro con documentario di 50 minuti allegato. Ma che sonno in quel periodo …

Recitare nello stesso spettacolo con Anna Mazzamauro doveva essere molto gratificante per un giovane attore. Raccontaci quell’esperienza.
Feci un provino e fui subito scelto da Anna , ma poi lo spettacolo non si fece più. Cambiarono testo optando per “Eva contro Eva” tratto dal film di del 1950 vincitore di un doppio oscar. Mi richiamarono per un secondo provino e incredibilmente lo vinsi di nuovo. Ero Fred, il timido aiuto regista che esplode nel finale. Che responsabilità! Una sera, a Parma, non venne l’applauso a scena aperta. Al termine dello spettacolo fui convocato urgentemente nel camerino della signora Mazzamauro…

Parlaci della docufiction inserita nel tuo concerto spettacolo su Anna Politkóvskaia. Che strade ti ha aperto e a quali rischi ti ha esposto?
Bella domanda. Difficile rispondere, soprattutto a pochi giorni dal 17esimo anniversario dell’omicidio di Anna. Rischi ce ne sono stati e tanti, sia quando sono andato a Mosca in via Lesnaja la prima volta , sia a Beslan in Ossezia del Nord, quando mi hanno portato nel locale commissariato per interrogarmi, sia quando sono andato a girare a Kiev in piazza Maidan, coperto da vessilli della mia squadra del cuore pensando di non attirare l’attenzione ( sbagliando perché attirai l’attenzioni dei tifosi della squadra rivale!) . In tutte e tre le occasioni ero da solo e me la sono cavata, grazie anche all’aiuto da lassù di Anna e Andrei! Sicuramente il lavoro su Anna mi ha fatto comprendere cosa sia per me il “successo” :la consapevolezza interiore che il tuo lavoro sia servito a qualcosa , non solo a raccogliere premi e riconoscimenti.
Hai dedicato la seconda docufiction a un attivista russo che lottava per i diritti umani, Andrej Mironov. Parlaci di questo personaggio e di come la sua vita ha influenzato la tua.
La conoscenza con Andrei è raccontata nella docufiction a lui dedicata a partire dalla gaffe che feci confondendolo con il più noto omonimo attore russo. Le sue parole di comprensione per quel fraintendimento mi fecero capire che mi trovavo davanti a quelle persone speciali che devi assolutamente accogliere nella tua vita, non solo artistica, perché la miglioreranno. Mi manca tanto Andrei

Le esperienze da attore, da regista e da autore che ti ricorderai sempre?
Come autore, il theaRealiy “You decide” sui tragici eventi dell’11 settembre 2001, andato in scena nel 2011 dopo circa 10 anni di approfondimenti.
Come regista, la doppia complessa operazione su Anna Politkovskaja e Andrei Mironov che mi ha portato ad essere anche operatore sia a Mosca, sia a Beslan e a Kiev.
Come attore sarò per sempre legato a Jack in “Mariti e mogli” tratto dal film di Woody Allen con Monica Guerritore

Hai avuto non pochi riconoscimento del tuo lavoro. Quali sono i premi di cui sei particolarmente orgoglioso?
Sicuramente il Premio Massimo Troisi consegnatomi nel 2011 a San Giorgio a Cremano alla presenza di due spettatori d’ eccezione e per me eccezionali : i miei genitori.
Come regista il premio dell’ Hollywood International Independent Documentary Awards nel 2016, che non ho mai potuto ritirare per ben due volte, sempre a causa di impegni teatrali . Ma prima o poi …

I tuoi progetti nell’immediato e lontano futuro?
Seguendo rigidamente le regole del mio format “Arte,informazione e disinformazione ad arte”, il 14 ottobre nell’ambito del Premio Italia Diritti umani 2023 organizzato dalla Free Lance International Press dedicato alla memoria di Antonio Russo, porto in scena un estratto dal monologo “Se chiami un diritto, risponde un dovere” basandomi sui miei ricordi di studente sedicenne ed ispirato al volume di Giuliana Covella “Il mostro ha gli occhi azzurri” edito da Guida sul duplice delitto di Ponticelli del 1983. In un futuro , non tanto lontano , la curiosità di lavorare con attori stranieri, mi spingerà in Turchia per un lavoro dal titolo provvisorio “Il lusso nella sabbia”. Non vedo l’ora di gridare “Aksiyon!”in turco.
Auguriamo a Ferdinando Maddaloni ulteriori successi artistici e ai nostri lettori – buona visione della serie televisiva “i bastardi di Pizzofalcone 4”