Dove sono le registe donne?
Basta un rapido sguardo all’industria cinematografica per notare subito quanto poche siano le filmmaker all’interno del settore. Fortunatamente negli ultimi anni il dibattito sul gender inequality si è intensificato portando numerose realtà accademiche ad impegnarsi sul tema dimostrando quanto sia ampio lo squilibrio di genere fra professionisti e professioniste e, soprattutto, puntando i riflettori sulla questione. Solo in questo modo è stato possibile ottenere piccoli ma cruciali risultati, come la presa di consapevolezza da parte dalle istituzioni e i conseguenti tentativi di implementazione di soluzioni a questo problema.
Accanto all’intervento accademico e istituzionale, diventa fondamentale menzionare gli interventi dal basso ad opera di professioniste del settore, come l’istituzione di festival indipendenti, la fondazione di associazioni impegnate sul tema che operano con un obiettivo comune: la valorizzazione della diversità nell’industria cinematografica. Nascono così momenti e luoghi di condivisione, di riflessione ed incontro fra le filmmaker, spazi in cui la loro professionalità viene finalmente valorizzata e riconosciuta.
Diventando quotidianità per molti, la questione dell’inclusività di genere smette di essere un dibattito esclusivo ed inizia ad essere un problema di tutti (o quasi).
Ho incontrato Claudia, Daniela e Simona di CinematograFica, associazione nata l’8 marzo 2020 che promuove l’equità di genere e l’empowerment femminile.
Abbiamo parlato di opportunità, dell’importanza della sorellanza e di bias cognitivi che determinano pregiudizi nei confronti delle filmmaker. Ma soprattutto, abbiamo parlato del modo in cui il progetto CinematograFica intende valorizzare la diversità ed esaltare la creatività femminile.

Ciao! Raccontateci chi siete e da dove nasce il progetto CinematograFica.
Ciao e grazie mille per averci invitate qui su Q-Cultura Mariasilvia!
CinematograFica è stata fondata da tre professioniste di ambiti diversi che si sono incontrate professionalmente e umanamente nel mondo dei festival di cinema a partire dal 2017. Veniamo da tre percorsi di studi e vita diversi: le nostre competenze spaziano dal femminismo accademico e l’intervento umanitario contro la violenza di genere (Claudia), la storia dell’arte e del cinema (Daniela) e la comunicazione per il cinema (Simona). Dall’incontro di queste diversità si è generato un format unico che combina contatti e competenza nello sguardo e verso produzioni cinematografiche indipendenti, una metodologia innovativa nell’educazione e sensibilizzazione sulle tematiche di genere e un metodo comunicativo sensibile e intersezionale.
Ci siamo incontrate a Firenze ma CinematograFica, sebbene con una base operativa in questa città, è nata come una realtà con un respiro e competenze internazionali. Non ci siamo poste limiti al target di pubblico da coinvolgere con le nostre attività, né ai generi cinematografici da utilizzare, partendo dal presupposto che sia quanto mai importante stimolare l’educazione al femminismo tanto nei giovani quanto negli adulti e rafforzare una rete di sorellanza nel mondo del cinema delle donne e di ogni genere non conforme, per garantire quei diritti di visibilità e opportunità molto spesso ancora negati.
La vostra mission è promuovere una maggiore inclusività ed equità di genere nell’industria cinematografica. Come lo fate?
CinematograFica è nata nel 2020, pochi giorni prima che l’Italia entrasse in lockdown. Diciamo che i primi tempi abbiamo dovuto adattare il tiro a ciò che il mondo che stavamo abitanto permetteva: abbiamo quindi fatto delle dirette online per affrontare alcuni aspetti tematici soprattutto legati alla rappresentazione delle personagge nel mondo del cinema e nei primi eventi pubblici, o laboratori con le scuole, abbiamo subito provato a creare spazio per proporre un certo tipo di prodotti e discorsi.
Ad inizio 2022, quando era quasi tornata la normalità, è nato invece “Mai Mute” lo spazio festival di CinematograFica, che ad oggi conta due edizioni con appuntamenti mensili al cinema La Compagnia di Firenze. L’intento della rassegna è stato ed è proprio quello di dare spazio e visibilità a prodotti cinematografici che trovano difficoltà ad emergere nel contesto distributivo italiano. Per questo abbiamo selezionato film di fiction, documentari e animazione tenendo presente la loro storia produttiva e privilegiando produzioni indipendenti e inclusive e nuove voci della cinematografia (Maria Iovine, Anita Rocha da Silveira) o esordienti, portando quindi sul grande schermo anche personaggə, storie e temi spesso esclusi dal sistema. Questa è la visione che ci guida nella scelta filmica per tutti i nostri progetti, dalle collaborazioni i con festival, ai laboratori nelle scuole. Il tema critico della rappresentanza nell’industria cinematografica, italiana e internazionale, è stato anche il tema di molti momenti di approfondimento e confronto tra professionistə del settore sotto forma di panel e workshop che negli ultimi anni abbiamo co-organizzato con festival ed associazioni amiche soprattutto del territorio fiorentino (Le Plurali editrice, Nosotras, il Florence Queer Festival).

Non solo promuovete un’equa ed inclusiva rappresentazione di donne e minoranze sullo schermo, ma sensibilizzate anche verso una maggiore inclusione di professionistə all’interno dell’industria audiovisiva. Questo è eccezionale, perché siamo purtroppo abituati a vedere gli uomini dominare il settore.
Da amanti del cinema e da donne che hanno lavorato nel mondo dei festival di cinema ci siamo rese conto che ci fosse una disparità e abbiamo iniziato a studiare e capire perché. Da quando è nata CinematograFica abbiamo avuto la possibilità di vedere sempre più film scritti, diretti e prodotti da professionistə e che spesso non riescono ad arrivare in sala o sulle piattaforme e rimangono invisibili. Ed è stato ancora meno accettabile comprendere perché. Nelle tante presentazioni ed eventi che abbiamo organizzato ci siamo rese conto che questa consapevolezza non ci sia nello spettatore medio e quando viene scoperchiata genera molte riflessioni e anche un’intenzione di scoprire quei film. Tante volte dopo un evento qualcunə si è avvicinato a chiederci: “ma dove trovo questo film, vorrei farlo vedere a un’amica?”. La risposta spesso è: “da nessuna parte purtroppo”. Diamo per scontato tanto di quello che vediamo e non vediamo. Dallo scorso anno all’interno di Sentiero Film Factory stiamo organizzando dei panel più centrati sulla tematica professionista, anche grazie alla collaborazione con Women in Film & Television – Italia. Nel 2022 abbiamo parlato di rappresentanza e rappresentazione, quest’anno (giovedì 14 settembre) affronteremo il tema della critica cinematografica femminista insieme a Federica Fabbiani, Carlo Griseri, Maria Iovine e Chiara Zanini.
Tornando all’aspetto dell’off-screen, ciò che sta quindi dietro lo schermo, vi chiedo: secondo voi l’accesso all’industria a differenti personalità (donne, minoranze, generi non binari…) può implicare un rinnovamento anche nell’on-screen, la rappresentazione sullo schermo?
Ti rispondiamo con un episodio avvenuto durante il nostro progetto nelle scuole: un giorno durante una lezione in una terza media a Firenze abbiamo posto questa domanda alla classe. Una ragazza ha alzato la mano e ci ha risposto che da quanto la Disney aveva iniziato ad assumere più professionistə donne o che si identificavano in minoranze e generi non binari, i cartoni Disney erano cambiati molto. Aveva colto nel segno. La rappresentanza nell’industria è fondamentale perché si moltiplichino gli sguardi, le sensibilità e i punti di vista e quindi per poter vedere sullo schermo personaggə e storie che possano rappresentare sempre più persone e modi di guardare e raccontare il mondo.
Spesso l’immaginario collettivo tende a cadere in un bias cognitivo: si tende ad associare specifici generi a filmmaker donne (per esempio, il melodramma). Voi ogni giorno venite a contatto con produzioni indipendenti realizzate da professionistə esordientə o poco conosciutə, pensate sia giusto smentire il binomio donna-melodrama? Le filmmaker donne si dedicano anche ad altri generi ed immaginari tradizionalmente considerati distanti dal loro mondo (per esempio l’horror)?
Assolutamente sì, è un grande tema e pensiamo che quello che è successo con Barbie ne sia stato la prova. Molte di noi, spettatrici nate tra gli anni 80 e 90, siamo cresciute così, con l’idea che ci fossero dei film “da femmine”. Non solo le donne erano associate ad un certo tipo di prodotto, ma spesso quel prodotto era considerato inferiore, meno autoriale o intelligente di altri diretti dai colleghi uomini – una delle poche che esce da questo racconto è Kathryn Ann Bigelow.
Per fortuna oggi è vero che una regista può dirigere o scrivere un film che tendiamo ad associare al mondo maschile e farlo meravigliosamente e che tanti film diretti da registe e con protagoniste femminili sono stati riletti e rivalutati negli anni. A proposito di questo, nella seconda edizione di “Mai Mute” abbiamo programmato “Medusa” di Ana Rocha da Silveira, regista brasiliana. Il film è categorizzato come horror/sci-fi ed è sorprendente. Quando lo abbiamo visto in sala per la prima volta (a IndieLisboa) abbiamo subito sentito di volerlo portare in Italia anche per questo motivo.

Citando il nome della quinta edizione di FAScinA (Forum Annuale delle Studiose di Cinema e Audiovisivi), vi chiedo: quanto è importante essere (almeno) due? È fondamentale il networking, la sorellanza, per ribaltare un sistema oggi ancora troppo poco inclusivo?
Per noi la rete quando abbiamo iniziato a vivere CinematograFica è diventata subito una priorità. Durante i primi mesi lontane (per via del Covid) abbiamo iniziato a fare ricerca e tessere relazioni con realtà e persone che ritenevamo vicine alla nostra idea di progetto. Non solo perché siamo convinte che da sole si possa fare poco ma anche perché insieme (e anche grazie alle giovani collaboratrici e sostenitrici, Sara Sayad e Dora Froeba su tutte) abbiamo superato delle difficoltà e delle batoste. Le persone e professioniste che abbiamo incontrato in questi anni poi, sono state fondamentali per confrontarci, comprendere e riuscire ad immaginare una strada nuova sempre un pochino più lunga. Stare insieme e ascoltare ti permette inoltre di capire l’importanza della differenza di persone che lavorano per lo stesso obiettivo. Tra le mission di CinematograFica c’è poi quella di coinvolgere e sostenere le professioniste anche oltre il mondo del cinema, motivo per cui sono nate le collaborazioni con Luchadora e la nostra web design Irene Iunco.
Non solo solidarietà fra le professioniste, ma è importante anche parlarne per diffondere quello che viene definito “awareness”, la consapevolezza. Parlare di questa situazione perché non sia più esclusivamente un problema di chi lo vive, ma diventi un problema di tutti, solo così si può ottenere il cambiamento. Cosa ne pensate?
Renderci conto delle dinamiche che abitiamo è il primo passo. A volte è difficile e anche per noi, nei nostri percorsi personali e professionali lo è stato in molti modi e ci sentiamo sempre in cammino. Quando pensi di aver raggiunto una certa consapevolezza e di saper gestire le situazioni che ti si presentano di fronte, arriva spesso qualcosa che la rimette in discussione. Nei termini del cinema, la consapevolezza riguarda innanzitutto lo sguardo e le modalità che usiamo per scegliere di vedere un film piuttosto che un altro. Da spettatrici crediamo sia importante supportare le realtà che condividono i nostri stessi obiettivi, indispensabile andare in sala e fondamentale condividere con chi parla di questi film o di film in generale con uno sguardo diverso da quello mainstream.

Avete creato recentemente il progetto “Educatə” per le scuole: è fondamentale portare questi temi anche all’interno del contesto scolastico e formativo se vogliamo stimolare un vero e proprio cambiamento culturale e sociale. Volete parlarci di questa iniziativa?
Crediamo tanto nelle nuove generazioni, ma non possiamo responsabilizzare solo loro sul cambiamento che vorremmo nella società. “Educatə” (progetto di CIPS, finanziato da MIC e MIM) è nato perché CinematograFica ha avuto fin dalla sua nascita una componente educativa forte. Le lezioni sono state una sfida e un regalo bellissimo per noi. Abbiamo trovato tanto su cui lavorare, ma siamo anche rimaste sorprese dalla creatività che si possiede a quell’età. Il primo anno del progetto si è svolto tra Toscana e Sardegna e ha permesso anche un gemellaggio (le scuole della Sardegna sono volate a Firenze). Sempre nella prospettiva dell’intersezionalità abbiamo subito pensato che fosse necessario mettere in comunicazione regioni e contesti diversi. Crediamo sia stato un anno di crescita e confronto anche per noi. Soprattutto nelle classi primarie e secondarie di primo grado abbiamo trovato una grande voglia di condivisione e dopo le prime diffidenze lə ragazzə ci hanno messo di fronte a tante dinamiche patriarcali che loro stessə vivono nel loro quotidiano. In questo senso far arrivare a scuola dei prodotti audiovisivi che sarebbero altrimenti per loro inaccessibili ha dato allə studentə molta consapevolezza di dinamiche sociali e dell’industria cinematografica delle quali non avevano idea. Così come portare moltə di loro per la prima volta dentro un cinema è stata un’azione che ci auguriamo possa essere uno stimolo. Intendiamo continuare il percorso di Educatə che intanto è diventata anche una piattaforma didattica online gratuitamente accessibile dagli insegnanti.
Cosa ci riserverà in futuro CinematograFica? Quali sono i vostri prossimi progetti?
Durante l’autunno collaboreremo con diversi Festival di cinema (saremo a Sentiero Film Festival e al Florence Queer Festival), rinsaldando collaborazioni già avviate, ma anche confrontandoci con nuovi pubblici e città (ve lo racconteremo presto).
Pensiamo anche che dopo le tante e diverse esperienze di questi tre anni, sia il momento giusto per progettare un allargamento dei confini e spostare l’orizzonte di CinematograFica un po’ più avanti. Uno degli obiettivi che abbiamo fin dall’inizio è quello di dare vita ad un progetto internazionale.
Abbiamo sempre inteso il cinema come medium che può raccontare di molti mondi e contribuire a costruire il mondo equo e femminista che desideriamo e per questo vorremmo che CinematograFica operasse anche in altri luoghi e continenti, lavorando fianco a fianco con realtà femministe di altre geografie, e dando visibilità, anche in Italia, a un cinema realizzato da donne e persone non binarie.
Vi ringrazio davvero tanto per ciò che fate. Abbiamo davvero bisogno di questi spazi di condivisione, di riflessione e soprattutto di visibilità verso professionistə spesso lasciati in secondo piano (o totalmente trascurati) dalle vie istituzionali. Grazie!
Grazie di cuore a te Mariasilvia per averci dedicato questo spazio!