Daniele Luxardo, fotografo di scena di Dario Argento, il lusso della fotografia italiana

Daniele Luxardo è un celebre fotografo italiano che non ha bisogno di presentazioni. Gli organizzatori di vari eventi di moda, spettacolo, arte, cultura, sport, politica se lo contendono alle loro manifestazioni e kermesse. Esordendo come fotografo di scena su un set di Dario Argento, Daniele è un punto di riferimento per tutti coloro che si accostano alla fotografia.

Il fotografo Daniele Luxardo

Daniele Luxardo fra arte e tecnica della fotografia. Il lusso, la luce, l’immagine, nelle parole del fotografo

Daniele, che cos’è per lei una bella fotografia che resta nel tempo?

Una fotografia che resta nel tempo può essere vista in duplice modo: come frammento di vita catturata nell’istante in cui la foto viene scattata oppure, al contrario, quando l’immagine viene costruita e strutturata (come, ad esempio, nelle foto di moda oppure in pubblicità).  In questo caso è la rappresentazione stessa del concetto espresso dal fotografo a divenire esempio di creatività ovvero ci dimostra che la realtà può essere sia distorta sia rappresentata, e, quindi, l’immagine può essere topica o distopica, a seconda delle intenzioni dell’autore. Il modello al quale, comunque, ci si riferisce maggiormente in fotografia, per essere considerata una foto che rimanga nel tempo è, in ogni caso, quello oleografico, pittorico con forte caratura emozionale, anche se tutti ci ricordiamo di immagini di particolare rottura con gli schemi classici che hanno rappresentato un desiderio di innovazione culturale e rappresentativa, e potremmo fare tanti nomi di fotografi particolarmente attivi nella seconda metà degli anni ’60.

Gina Lollobrigida vista da Daniele Luxardo

Quali sono i generi delle foto scattate da lei, ieri e oggi?

Quando ho cominciato, lavoravo come fotoreporter: prima per dei giornali quotidiani e poi per delle riviste di viaggi girando il mondo, ma, soprattutto, il Sudamerica che ho conosciuto particolarmente bene. Quando sono tornato, ho preso in mano lo studio storico di mio padre, quello della sede decennale di Via del Tritone dove tutto ha avuto inizio quasi ottanta anni prima. Ho seguito, quindi, la tradizione ritrattistica della mia famiglia, dedicandomi alle foto di personaggi famosi del cinema, della televisione e della politica come fotografo ufficiale del Parlamento per più di vent’anni, anche se la mia vera passione è sempre stato il Cinema, che ho seguito fin da ragazzo.

Lei porta un cognome importante. Cosa ci può raccontare delle proprie origini? Che rapporto ha con la sua famiglia e le sue radici?

Discendo da una famiglia di fotografi che hanno fatto la storia della fotografia. Mio nonno, Alfredo Luxardo, era un pioniere della foto e si costruiva le macchine fotografiche in legno,  da solo si preparava le lastre fotografiche,  i bagni chimici per lo sviluppo e tutte le altre fasi successive – tutto ciò interamente da solo. Mio zio, Elio Luxardo, è universalmente conosciuto   come uno dei fotografi più importanti al livello internazionale, avendo contrassegnato un’epoca con il suo stile inconfondibile da vero Maestro della fotografia in bianco e nero degli anni ’30 e ’40. Poi, mia zia Elda, la mamma di Dario Argento, con i ritratti delle dive che tanto l’amavano e si facevano fotografare solo da lei come Silvana Mangano, Virna Lisi, Silvana Pampanini e tante altre. Infine mio padre, Aldo Luxardo, celebre per i ritratti delle nuove dive di Cinecittà. Un suo memorabile ritratto è stato scelto come foto ufficiale della Mostra attualmente aperta a Roma intitolata “I Mondi di Gina” e dedicata alla nostra grande attrice, purtroppo recentemente scomparsa, Gina Lollobrigida.

Come nascono e si sviluppano nel tempo il suo interesse e la sua passione per la fotografia?

La passione per la fotografia mi ha sempre accompagnato sin da piccolo perché il nostro studio fotografico storico sito in Via del Tritone era al secondo piano di un palazzo dove abitavo insieme alla mia famiglia. Era per me, quindi, normale uscire di casa ed entrare subito in quel magico mondo che faceva inevitabilmente parte della mia vita, prima come giovane assistente cambiando gli chassis fotografici che servivano per scattare le foto, e poi imparando dai collaboratori di mio padre, le segrete arti della camera oscura che è stata la mia palestra di vita artistica. A 12 anni già sapevo stampare perfettamente le foto in bianco e nero e mi divertivo, dopo aver fotografato i miei compagni di scuola durante le partite di calcio, a fotografarli mentre correvano dietro al pallone con la mia prima macchina fotografica che era una meravigliosa Rolleiflex, primo grande gioiello di macchina fotografica, sogno di tutti i fotografi, anche dei cosiddetti “paparazzi” che già scorrazzavano per le strade della Dolce Vita romana degli anni ’60.

Come sono state le sue esperienze successive? È vero che ha collaborato al cinema anche con il leggendario autore del genere horror Dario Argento?

Da allora in poi, non ho mai smesso di scattare foto e posso dire di aver attraversato tutti i generi fotografici, iniziando come fotoreporter per sperimentare sul campo le mie due grandi passioni: la fotografia e i viaggi; poi, tornando a Roma stabilmente, pur amando scattare foto in esterni, mi sono dedicato alla foto di studio ed agli eventi istituzionali, ma, dopo una splendida e magica parentesi sul set dei film di mio cugino Dario Argento, nei piu’  belli in assoluto, a mio parere,  e cioè, Profondo Rosso, Suspiria e Inferno dove ho lavorato come fotografo di scena seguendo prima gli insegnamenti di Franco Bellomo, vero  Maestro di questa specializzazione. Ho lasciato a malincuore il Cinema, dove avrei voluto proseguire il mio percorso fino a diventare Direttore della Fotografia, per dedicarmi totalmente al mio studio fotografico che nel frattempo si era trasferito dalla sede storica a quella più grande e strutturata di via del Mortaro, prima, e Via del Gambero, successivamente.

Quali sono le sue Mostre fotografiche individuali di cui conserva un ricordo particolare? A quali Mostre collettive ha tenuto a partecipare e perché?

Le Mostre fotografiche sono state numerose, ma voglio ricordare, soprattutto, quella intitolata “I nudi di Luxardo” esposta nel 1983 alla Galleria “il Fotogramma” di via Ripetta a Roma. La sua apertura è stato un evento di grande successo con intervista di Irene Bignardi su “ La Repubblica”,  ed altra su Paese Sera e varie riviste di settore. La mostra è stata visitata da personaggi illustri come Alberto Moravia, Dacia Maraini, Leonardo Sciascia, Ettore Scola e molti altri.

Il Maestro Pupi Avati immortalato da Daniele Luxardo

Che rapporto ha oggi con il cinema?

I miei rapporti con il Cinema oggi sono più vivi che mai, ma sono passato ad occuparmi più di promuovere la diffusione del cinema di qualità attraverso la Presidenza di un’Associazione Culturale che si chiama, appunto, “Arte & Cinema”.

Di cosa si occupa “Arte & Cinema”? Qual è la tipologia di eventi culturali che essa cura?

Quest’Associazione organizza, più che altro, eventi, proiezioni e premi inerenti il Cinema Italiano, con speciale riferimento al nostro Cinema degli Anni d’Oro, ma collabora anche come consulente artistica con numerosi Festival minori, allo scopo di scoprire nuovi talenti e nuove idee.

A quali figure della cinematografia italiana è rimasto maggiormente legato?

Queste figure sono, neanche a dirlo, i Direttori della fotografia – sia quelli della vecchia Guardia, da me conosciuti durante la mia parentesi sui set, e mi riferisco a veri Maestri come Vittorio Storaro o Luciano Tovoli che entrambi hanno collaborato con Dario Argento in film di grande successo – sia anche cineasti giovani con i quali, proprio per l’attività di diffusione e sviluppo, prevista dalla mia Associazione, entro spesso in contatto e collaborazione artistica. Molti di loro, sono riuscito ad indirizzarli alla professione grazie anche alla loro voglia matta di Cinema.

Ha mai fatto televisione? Che percezione ha delle nuove tecnologie e i dei nuovi media?

I rapporti con la televisione non sono mai stati una mia priorità, anzi, a dire il vero, ho sempre avuto un rapporto non idilliaco con il mezzo televisivo del quale riconosco, comunque, l’importanza di diffusione – anche del mezzo cinematografico – oggi più che mai, visto il diffondersi delle nuove piattaforme particolarmente seguite dai giovani.  Parlo, ovviamente, di Netflix, Disney Channel e di tante altre in evoluzione.

Che cosa ne pensa di foto fin troppo elaborate e quasi totalmente trasformate rispetto agli scatti originali?

Le foto che oggi vengono rielaborate e ricostruite artificialmente grazie alle nuove straordinarie tecnologie, pur affascinandomi per le infinite possibilità creative che offrono, non rientrano nei miei canoni fotografici. Ammetto, ovviamente, di servirmi anch’io di strumenti utili come Photoshop Light Room ed altri validi mezzi di elaborazione e fotoritocco, ma rispetto la mia educazione fotografica fatta di pellicola e massima attenzione allo scatto originario, perché solo dall’occhio del fotografo e dalla sua creatività può nascere o meno una bella foto od una foto, magari, non brutta, ma insignificante o banale, come spesso oggi vediamo dilagare sui social.

Troppo spesso, oggi, anche i fotografi professionisti si lasciano ingannare dalla volontà di farsi spersonalizzare dall’uso eccessivo della trasformazione di postproduzione fotografica, quella che ti fa pensare che, anche se lo scatto non è perfetto, o, magari, non è neanche quello che avrei voluto, tanto, dopo c’è photoshop…. Ma cosi non dovrebbe funzionare!

Prima di salutarla e ringraziarla per il tempo che mi ha dedicato, vorrei domandarle, secondo lei, che cosa è fondamentale per fare fotografia oggi?

Oggi, per fare realmente fotografia, è necessario recuperare l’aspetto originale del rapporto “fotografo – macchina fotografica”, che la fotocamera continui a rappresentare il terzo occhio del fotografo, rimanendo sempre  la fonte primaria  di emozioni che solo un fotografo attento e sensibile al soggetto fotografato, ma anche alla scena od al paesaggio ritratto, può trasferire dalla propria visione alla trasposizione finale che – sia su carta, su file digitale o, magari ancora, su pellicola – come alcuni giovani fotografi stanno cercando di recuperare, servendosi ancora degli strumenti che, per oltre un secolo  hanno fatto sognare gli amanti della fotografia tradizionale.

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