L’attentato a Palmiro Togliatti fu un grave evento nella storia italiana che avvenne il 14 luglio 1948. Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista Italiano (PCI) e Ministro della Giustizia nel governo italiano, fu oggetto di un attentato da parte di un giovane studente universitario di nome Antonio Pallante.

Antonio Pallante, studente universitario, spara a Palmiro Togliatti con quattro colpi di pistola, di cui tre lo colpiscono; l’attentato a Togliatti causa gravi disordini, che secondo i giornali dell’epoca sfiorano la guerra civile
L’attentato si verificò a Roma, quando Togliatti stava lasciando il Parlamento italiano dopo una seduta. Pallante sparò tre colpi contro Togliatti, ferendolo gravemente. Il leader comunista fu trasportato d’urgenza in ospedale, dove fu sottoposto a un intervento chirurgico per salvargli la vita.
L’attentato provocò un’ondata di violenza politica e proteste in tutto il paese. I comunisti organizzarono uno sciopero generale per protestare contro l’attentato e l’azione violenta nei confronti del loro leader. La situazione politica in Italia era già tesa a causa delle elezioni politiche che si stavano svolgendo in quel periodo.
L’attentato a Togliatti ebbe conseguenze significative sulla scena politica italiana. Contribuì a polarizzare ulteriormente l’opinione pubblica e a rafforzare la posizione del PCI. Il partito comunista ottenne un grande successo alle elezioni del 1948, guadagnando una forte rappresentanza parlamentare e influenzando il corso della politica italiana per molti anni a venire.
Togliatti sopravvisse all’attentato e tornò alla politica attiva dopo un lungo periodo di recupero. Continuò a svolgere un ruolo di primo piano nella politica italiana fino alla sua morte nel 1964. L’attentato a Togliatti rimane un episodio significativo nella storia politica italiana e un punto di svolta nella lotta tra le forze politiche del dopoguerra.