Sta per arrivare una delle mostre più interessanti del panorama culturale romano. Infatti il 28 giugno presso Spazio Arte in Via delle Mantellate 14 b, elegante atelier inaugurato il 24 novembre scorso con una Mostra dedicata a Schifano, l’arte sinuosa dell’artista italo-irachena Hadeel Azeez. Ne parliamo con la stessa Artista.

Hadeel, sta per presentare a Roma la sua Mostra, WATER, con inaugurazione il prossimo 28 giugno e visitabile fino al 31 luglio. Vorrei partire chiedendole: che importanza ha l’acqua nella sua formazione artistica?
Sono nata in Iraq la terra che anticamente fu chiamata Mesopotamia, terra tra due fiumi. Sono cresciuta in una casa vicino alla riva del fiume Tigri e a Roma forse inconsciamente ho replicato lo stesso scenario, per cui vivo in un quartiere nei pressi del Tevere. Penso che questi non siano semplici coincidenze ma elementi che fanno parte della mia personalità e modo di essere. Sin da giovane ero interessata a capire la struttura microscopica e non solo degli elementi e l’acqua è una di questi. Questo progetto mi ha permesso di mettere alla luce alcune idee che erano legate ad uno studio sull’acqua e gli esseri viventi che la abitano come ad esempio le balene ed il loro canto e l’effetto visivo della climatica, cosa che si può notare nell’opera intitolata Water Cymatics che sarà presente nella mostra Water.

Dall’acqua, all’inchiostro nero della penna a sfera. Cosa l’ha spinta a tale sperimentazione e ricerca?
L’utilizzo della penna a sfera su carta è nato dopo un periodo di blocco che è durato quasi due anni nel quale non ero più in grado di prendere i miei vecchi strumenti di pittura ad olio tradizionale, ciò nonostante avevo ripreso a fare dei disegni in piccolo formato con la penna a sfera nera, cosa che facevo da prima di iniziare l’accademia a Baghdad. Mi sono trovata dipendente da questo mezzo in maniera molto naturale, forse era da sempre il mio mezzo, solo che gli studi accademici me lo avevano fatto mettere da parte. Con la penna riesco a creare forme che hanno un carattere intimistico ma che portano un tema universale, in questa occasione è quello dell’acqua.
In occasione di un’intervista Lei ha dichiarato: “Ho imparato attraverso la mia arte ad abbandonare le mie idee di pietra e a calmare la mente”. Ci può spiegare meglio il concetto?
Si, come in inglese “there are no stone ideas / non ci sono idee rigide”. Abbiamo idee molto rigide su noi stessi, pensiamo che la nostra personalità è il nostro vero e senza di essa non possiamo vivere. In realtà siamo molto più di quello che immaginiamo, la nostra mente non ha limiti se non quelli che ci poniamo: sono le cose che abbiamo imparato dal mondo che ci circonda a costruire il nostro carattere e pensiamo di non poterlo mai cambiare o trasformarlo per progredire con la mente. La mia arte ha un carattere lento che mi obbliga a stare lunghe ore in silenzio e solitudine. Questo mi permette di controllare il dialogo interiore e rallentare l’attività mentale. A riflettere con calma e lavorare con dinamicità.
Se mi permette vorrei farle una domanda sulla sua terra. Qual è la situazione a Baghdad ora? E che condizioni vive l’Arte nel suo territorio?
Baghdad vive tra alti e bassi, un posto in cui la vita è ancora precaria, nel senso della sicurezza, ma ci sono grandi sforzi nel cambiare questa situazione. L’economia è in crescita e diverse attività culturali e artistiche stanno tornando con la stessa qualità di prima della guerra o anche meglio. L’Iraq infatti torna negli ultimi anni dopo una lunga assenza, con artisti locali alla Biennale di Venezia; questo fa pensare che il paese guarda con ambizione al futuro e vuole far parte della scena culturale mondiale.

In un’altra, recente, intervista raccontava che la sua nuova forma espressiva è nata da un’intuizione, grazie anche all’aver conosciuto Shirin Neshat, la quale scriveva le proprie memorie sulle sue fotografie. Ci può raccontare cosa Le ha portato questo incontro e come è andato sviluppandosi il suo percorso artistico?
Dopo la conquista dell’islam nei paesi del medio-oriente le forme dell’arte sono cambiate, hanno preso un carattere non figurativo rispetto all’arte antica. Scritture sacre e motivi geometrici o floreali sono molto evidenti nell’architettura islamica. Poi arriva l’arte della miniatura dalla Persia e dall’estremo oriente che cambia ancora il percorso dell’arte in medio-oriente, introducendo nuovamente la figura senza allontanarsi dalla scrittura. Gli artisti contemporanei sono figli di questa tradizione artistica che è parte del loro bagaglio culturale e visivo. Come ogni artista ho iniziato sperimentando diverse forme stilistiche e posso dire di aver raggiunto il mio vero linguaggio con molta dedizione. Penso che la mia arte ora non sia molto diversa nello spirito da quella del mio inizio: era caratterizzata dalla scrittura della poesia araba su figura, ma ora è come se avesse subito una mutazione conservando però il suo carattere attraverso l’uso della penna a sfera.

Prima di salutarLa e ringraziarLa per il tempo dedicatoci vorrei chiederLe quali sono i progetti che ha in cantiere e se abbia in animo l’idea di far rientro nella Sua terra natale. Sia in caso affermativo che negativo, può fornirci le motivazioni?
Tornare a casa è un’idea sempre presente, prima o poi accadrà e sarà una grandissima gioia anche per ritrovarmi di nuovo sulle rive del Tigri. Per quanto riguarda i miei progetti futuri, ho già iniziato la ricerca su un nuovo tema che riguarda la mia storia personale: l’idea è emersa dopo aver partecipato al progetto Moving On lanciato dalla rivista National Geographic; fino a poco tempo fa era solo nella mia mente, quindi nei prossimi mesi mi dedicherò alla realizzazione delle opere che saranno esposte in uno spazio dedicato all’arte a Roma.