La scomparsa di Mirella Gregori è un enigma che ha affascinato e turbato l’immaginario collettivo esattamente per 40 anni. Nel libro di Fabio Rossi, “Mirella Gregori, la ragazza inghiottita dalla terra”, ci immergiamo nelle profondità di questo mistero, cercando di svelare i segreti celati dietro la scomparsa di una giovane donna che sembra essere stata letteralmente inghiottita dalla terra.

Un confronto con Fabio Rossi: alla scoperta dei segreti dietro la scomparsa di Mirella Gregori
Il caso di Mirella Gregori ha scosso l’Italia negli anni ’80, quando la sua scomparsa avvenne nel cuore di Roma, senza lasciare tracce o indizi concreti. Il libro di Fabio Rossi si pone come un’opera di ricerca approfondita, che ricostruisce gli eventi, esamina le testimonianze e affronta le teorie che circondano il mistero di questa giovane donna scomparsa nel nulla. Di questo e di molto altro ne parliamo proprio con Fabio Rossi.
Dott. Rossi, grazie innanzitutto per averci concesso questa intervista. Se si parla del 1983 e delle ragazze scomparse, il primo pensiero si riversa immediatamente su Emanuela Orlandi, Va ricordato però che il 7 maggio di quello stesso anno scompare Mirella Gregori e anche per lei quaranta anni non sono bastati per far luce sul reale accadimento. Vorrei partire domandandole chi era Mirella Gregori?
Mirella Gregori era una ragazza di quindici anni appartenente a una famiglia medio borghese, una come tante che vivevano a Roma negli anni ottanta. Il padre e la madre gestivano un bar bei pressi della Stazione Termini e conducevano un’esistenza sobria dedicata essenzialmente alle esigenze di crescita e formazione delle loro due figlie, avute in tarda età, Mirella e la sorella maggiore Maria Antonietta. La ragazza conduceva una vita normalissima. Il suo mondo era composto di pochi e sani ambienti che lei frequentava ogni giorno: la scuola superiore a via dell’Olmata, la Parrocchia di quartiere di San Giuseppe al Nomentano, la propria abitazione in via Nomentana n. 91, il bar di famiglia a via Volturno e quello sotto casa dove lavorava l’amica del cuore Sonia De Vito, di un anno più grande. Tutti questi luoghi sono molto vicini tra di loro e questo fa capire che il suo mondo era una sorta di microuniverso.

Può raccontare a chi non conosce il caso Gregori, cosa è accaduto quel 7 maggio del 1983?
Era un sabato. Mirella si era recata a scuola e, dopo essere andata a salutare il padre al bar, si era diretta a piedi verso casa. Scambia quattro chiacchiere con l’amica Sonia e torna a casa. Suona il citofono. Mirella va a rispondere e la prima parte della conversazione la vede contrariata. Arriva a dire “Chi sei?… Se non mi dici chi sei riattacco…”. Il dialogo si fa poi più sereno e riattaccata la cornetta e dirà alla madre “Mamma era Alessandro, te lo ricordi quel compagno della scuola delle medie? Mi ha chiesto se possiamo vederci per fare due chiacchere”. La mamma è perplessa e cerca di dissuaderla perché appare un appuntamento quanto meno strano. Infatti, Alessandro De Luca, compagno di classe in terza media, non aveva alcuna frequentazione con Mirella. Inoltre, Mirella aveva un fidanzatino, ma la ragazza convince la madre con la promessa che sarebbe tornata entro una decina di minuti. Non tornerà mai più.
Ecco, in poche righe, ha riassunto un dramma che prosegue da 40 anni. Cosa l’ha spinta a dedicarsi alla stesura del libro Mirella Gregori, la ragazza inghiottita dalla terra?
Potrei rispondere semplicemente dicendo la passione. Questo caso l’ho avuto sempre nel cuore. La sera tra il 7 e l’8 maggio 1983 ero di servizio di pattuglia automontata nelle zone Parioli, Nomentano, Trieste, Salaria. La Centrale Operativa dei Carabinieri diede la notizia che nel quartiere Nomentano era scomparsa una quindicenne, capelli ricci, scuri, corporatura normale. Facemmo un giro da quelle parti, ma naturalmente non trovammo nulla d’interessante su questa triste vicenda. Alla fine di quello stesso mese fui trasferito in un altro reparto dell’Arma e mi occupavo della sezione ricerche. Rimasi perplesso quando il caso di Mirella Gregori, già accorpato a quello della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, non era considerato. Le comunicazioni che arrivavano giornalmente, infatti, non menzionavano mai la povera Mirella. Tutte le attenzioni erano verso Emanuela tanto è vero che il padre si rivolgeva alla figlia definendola “la citata cittadina di serie B”. Perciò ha sempre sedimentato in me un interesse per la sorte di Mirella che a distanza di quarantanni si è trasformata in un libro investigativo.

In diverse interviste che ho avuto il piacere di poter visionare e leggere, lei ha sempre sostenuto che in realtà Mirella non è mai stata cercata per davvero. Cosa l’ha portato a dedurre ciò?
Gli inquirenti hanno sbrigativamente ritenuto inattaccabile l’alibi di Alessandro che disse di non aver citofonato a casa Gregori e che nelle circostanze di tempo e di luogo si trovava a casa a studiare. Poi nel pomeriggio sarebbe andato a girovagare con alcuni suoi amici nel quartiere Trieste. Troppa superficialità, atteso che un documento della Questura di Roma rileva numerose discrepanze nelle deposizioni dei ragazzi. Oltre ciò, non è stato fatto alcun accertamento sugli ambienti frequentati usualmente da Mirella. Non è stato tenuto conto di un’intercettazione ambientale del S.I.S.De. nella quale Sonia De Vito dice esplicitamente “… certo…, lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo… quindi poteva fare quello che voleva… come ha preso Mirella poteva prendere anche me, visto che andavamo insieme…”, Insomma, direi che, usando un eufemismo, non è stato fatto proprio nulla.

Lei è stato uno dei pochi giornalisti, se non il solo, a prendere in esame l’intero materiale d’inchiesta su Mirella. Che idea si è fatto del lavoro svolto dagli inquirenti e secondo lei quali sono le lacune emerse?
Sì, sono uno dei pochissimi che si è sobbarcato un lavoro enorme, ma indispensabile. Leggendo quella montagna di carte tenute alla rinfusa ho pensato che Mirella può essere paragonabile a un pianeta che gode della luce del sole, e questo sole è Emanuela Orlandi. Le lacune sono moltissime, alcune le ho già riportate, ma ve ne sono altre ben riepilogate nel mio libro.
Crede ci sia un legame tra le scomparse di Mirella ed Emanuela?
No, nella maniera assoluta. Chi sostiene ancora questa tesi è in malafede. D’altronde la prima sentenza di archiviazione parla chiaro perché asserisce che inequivocabilmente non vi sono elementi di contatto tra le due vicende. Si è perso solo tempo dietro a una chimera.
Resto per un istante legato a queste due vicende: che idea si è fatto della figura di Marco Accetti e secondo lei, le sue dichiarazioni possono essere ritenute attendibili? Da dire anche che dichiarazioni ne ha lasciate anche sul caso di Katty Skerl, mi riferisco all’aver anticipato i tempi sul discorso dell’assenza del corpo nella tomba dove era seppellita la ragazza.
Marco Accetti è un mitomane, tuttavia sembra essere il “secondo Amerikano”, ovvero quello legato alla vicenda Gregori, perché due periti l’hanno recentemente riconosciuto come tale. In una delle telefonate anonime arrivate al bar, l’interlocutore elenca nel dettaglio, marche comprese, i vestiti indossati da Mirella il giorno della scomparsa. Un dato che poteva conoscere solo la madre. Questo punto controverso potrebbe essere una svolta e Accetti va interrogato affinché fornisca delucidazioni in merito. A me pare lapalissiano, agli inquirenti evidentemente ancora no.

Sonia De Vito e Alessandro De Luca. Rispettivamente la migliore amica di Mirella e il ragazzo di cui era invaghita. Che ruolo hanno avuto nella vicenda e che idea si è fatto su di loro.
Su Alessandro non ho nessuna idea, è sparito, pare che viva all’estero. All’epoca presero per buone le sue dichiarazioni, ma resta il fatto che usando il suo nome, Mirella è caduta nelle mani losche di qualcuno. Questo è un dato incontrovertibile e si sarebbe dovuto procedere ad approfondimenti da parte degli inquirenti che, invece, non ci sono stati. Sonia ha rischiato di essere accusata di reticenza, ma per me non c’entra nulla con la sparizione dell’amica. Qualcosa in più, però, la sa di certo come testimonia l’accertamento ambientale di cui ho già parlato e perché rimane sola con Mirella per un quarto d’ora prima che la ragazza si rechi al fatale appuntamento alla scalinata del monumento del Bersagliere. Che cosa si sono dette nel dettaglio? Andrebbe interrogata nuovamente e forse quel “quid” in più potrebbe spalancare le porte alla verità. Ne sono certo.
Poi abbiamo Raoul Bonarelli, figura della scorta di Papa Wojtyla ed ecco che anche qui entra in ballo il Vaticano. Bonarelli viene riconosciuto dalla mamma di Mirella, come una figura che spesso s’intratteneva con Mirella, ma il confronto per vedere se effettivamente fosse lui vien fatto solamente 8 anni dopo. Perché secondo lei si è atteso cosi tanto e che ruolo può aver avuto il Vaticano nella scomparsa di Mirella.
Il confronto all’americana tra Roul Bonarelli e la mamma di Mirella è stato fatto con colpevole ritardo. L’esito è discutibile perché otto anni sono tanti e la signora Arzenton era già malata. Tuttavia, dobbiamo prendere atto che Bonarelli con ogni probabilità non c’entri nulla con la sparizione di Mirella. Ciò che è interessante è l’intercettazione telefonica nella quale affermerà che la verità andrebbe cercata tra i “praticoni” che bazzicavano la Parrocchia di quartiere. Naturalmente, nulla è stato fatto.
Un’ultima domanda mi lega ancora al Vaticano. Come saprà da qualche mese è stato dato in pasto ai media un audio riguardante proprio l’allora Papa Giovanni Paolo II, audio registrato di nascosto da Ambrosini a Neroni, figura assai vicino alla Banda della Magliana. Dal suo punto di vista, che chiaramente è del tutto soggettivo, crede sia attendibile questo documento o no? E Qualora lo fosse potrebbe essere un nuovo tassello che lega i tristi destini di Mirella ed Emanuela?
Non credo nella maniera più assoluta che il Vaticano sia coinvolto con la vicenda Gregori. Parlare ancora di tale aspetto, non fa che reiterare gli stessi errori commessi da quarantanni a questa parte. Basta. Gli inquirenti, grazie al contenuto del mio libro, hanno elementi sufficienti per aprire un’inchiesta e in tal senso si sta prodigando l’Avv. Nicodemo Gentile, legale della famiglia Gregori.
Un grazie sentito al Dott. Fabio Rossi.