Caso o volontà. Il dietro le quinte dell’audio shock su Papa Wojtyla. Parla Alessandro Ambrosini

Proseguendo il nostro viaggio di retrospettiva sul Caso Orlandi abbiamo avuto il piacere di avere ospite ai nostri microfoni, Alessandro Ambrosini, fondatore del blog Notte Criminale e autore nel 2009 dell’intervista shock a Marcello Neroni, della quale un audio è stato recentemente reso pubblico e dal quale si evincerebbe l’interessamento di Papa Giovanni Paolo II, e di riflesso delle istituzioni Vaticane, nel Caso di Emanuela Orlandi.

Alessandro Ambrosini, in occasione dell’intervista per 10minuti.tv

L’audio shock di Ambrosini dato a Pietro Orlandi e divenuto oggetto di intense attenzioni da parte dei media. Cosa c’è dietro?

Dott. Ambrosini, buongiorno e grazie per averci concesso questa intervista. In varie interviste e documenti che ho letto circa la pubblicazione dell’ormai famoso audio shock riguardante l’eventuale, mettiamo e sottolineiamo il condizionale, interessamento di Papa Giovanni Paolo II, nel Caso di Emanuela Orlandi, lei ha spiegato che la registrazione è avvenuta per puro caso, mentre indagava su fatti paralleli. Vorrei partire con il chiederle secondo lei per quale motivo, Neroni abbia voluto deviare il dialogo verso un’argomentazione che non era oggetto del vostro incontro. Crede che ci fosse l’intento di “offrirle” un’informazione che avevano piacere/necessità che venisse fuori?

E’ una risposta complessa. Di sicuro, lui aveva necessità di mandare un messaggio. E non posso spiegare il perché, in questo momento. Lui non è venuto impreparato a quell’incontro. Sapeva bene dove andare a parare con gli argomenti trattati. Non aveva, forse, contezza di chi eravamo veramente. Lui ha vissuto parte della sua vita nel chiaroscuro di rapporti tra criminalità e Stato. Capisci la dimestichezza nel confondere le acque riascoltando più e più volte l’intera registrazione che è di tre ore e mezza.

Ha sostenuto che dopo diversi anni, ricordiamo che la registrazione risale al 2009, e dopo diverse analisi, può ritenere attendibili e credibili le rivelazioni di Neroni. Vorrei domandarle quali siano state le analisi che lei ha effettuato per ritenere appunto attendibile il file in questione? E vorrei anche domandarle se è un lavoro che ha portato avanti in prima persona o vi sia stata un’equipe con la quale avete lavorato al materiale di Neroni.

Chiariamo, lui è attendibile ai miei occhi per delle particolarità che ha detto e che ho riscontrato direttamente con gli interessati. Lui era attendibile per i Servizi Segreti e per alcune forze dell’ordine con cui lui collaborava. Certo, il lavoro di scrematura è stato lungo. Ho analizzato fatti specifici, luoghi, persone di cui lui parla nell’audio. Infatti, nel video di presentazione dell’audio faccio capire in modo incontrovertibile che quello che dice va “pulito” da considerazioni personali e da esagerazioni frutto di quell’ego criminale che contraddistingue personaggi del genere. Cosa fondamentale, oltretutto, è che lui non sapeva di essere registrato. Avevamo telefoni e telecamera sul tavolo. C’è una cosa che ho riscontrato nel tempo, la modalità di narrazione dei fatti. E’ comprensibile, dall’intero audio, cosa sia frutto dell’improvvisazione e ciò che è una descrizione dettagliata di alcune vicende, troppo argomentate e descrittive per essere una “costruzione mentale”.

Sempre ripercorrendo alcune sue dichiarazioni, ha evidenziato come il tempo di attesa per render pubblico l’audio (parliamo di 13 anni se non erro) sia stato necessario per far “maturare” il tempo. Nel 2009 non si era in grado di raccontare quanto riportato. Posso domandarle cosa le faccia supporre ciò, e se poi con il passare dello stesso tempo, resosi conto che alcune cose non era più possibile riscontrarle, forse con il senno di poi, può esser considerato un errore non aver divulgato prima l’informazione che aveva in suo possesso?

Fare la cosa giusta, in questo caso, non è mai farla completamente giusta. Farlo adesso e non prima è stato frutto di riflessioni profonde. Non si stava trattando qualcosa di leggero, da giornale di gossip. In questo caso ho preferito aspettare, anzi, a dire il vero decisi di chiudere la cosa nel cassetto “dei segreti”. Moralmente avevo fatto ciò che dovevo fare, consegnare l’audio a Pietro Orlandi. Per cui mi sentivo sollevato da questo “peso”. Fare uscire questo spezzone dell’audio nel 2009 sarebbe stato pericolosissimo, per il contenuto stesso dell’audio. Sarebbe finito inascoltato e derubricato, nel migliore dei casi, a sfruttamento da parte mia di qualcosa di improponibile per la stragrande maggioranza di media e pubblico. Nel peggiore dei casi sarei finito nel girone dei depistatori che hanno lanciato e rilanciato false piste. E’ vero che il tempo uccide le prove, ma non c’era una cosa diversa da fare. Il fatto di farlo emergere oggi è frutto di una condizione di salute personale che non mi permetteva di perdere altro tempo. 

Pietro Orlandi, durante una della manifestazioni per Emanuela

Che idea si è fatto in tutti questi anni del Caso Orlandi, e di riflesso, Gregori.

Io sono sempre stato estremamente critico su questi casi. Soprattutto sul caso Orlandi. Come direttore di Notte Criminale, dissi di non scrivere più sul mistero di Emanuela. Lo feci durante l’emersione di Marco Accetti, che la mia collaboratrice incontrò. Il tutto stava prendendo una piega poco seria, da show. Che se da una parte ha tenuto alta l’attenzione sul caso, dall’altra ha mercificato un dramma. Dove le uniche vittime sono il fratello e la famiglia. E’ una matassa che non si deve dipanare, questo appare ai miei occhi. E’ qualcosa da mantenere sempre in vita per riuscire a vendere pubblicità, per vendere libri, per fare click. Tutte cose estremamente ragionevoli, legittime. Ma, con i miei occhi, tutte molto fuorvianti. Non è un caso a cui aggiungere continuamente prospettive, è un caso che va asciugato da ogni depistaggio, da ogni millanteria messa in atto in questi quarant’anni.

Torno per un istante all’audio. Nella parte che ha reso disponibile e ascoltabile, non si accenna in alcun modo a Emanuela Orlandi, siamo noi che, soggetti interessati agli eventi, creiamo un collegamento sinottico, per così dire, che ci riconduce sulla pista di Emanuela. Perché non ha ancora reso pubblica la parte di audio riferita proprio alla giovane ragazza?

Nell’audio, il nome di Emanuela compare nitido. L’ho nascosto perché c’è un limite alla pubblicazione di certi epiteti, di certe offese. Secondo me, frutto di considerazioni di un criminale di strada, non di un professore di galateo. Ciò che serviva pubblicare è stato pubblicato su Emanuela Orlandi, il resto non è qualcosa che serve alle indagini. Comunque, chi indaga ufficialmente, ha l’audio originale. Senza censure.

Prima di salutarla e ringraziarla per il tempo che ci ha dedicato, un’ultima domanda: lei ha dichiarato di essere a disposizione degli inquirenti, qualora volessero ascoltarla. Crede che il Vaticano la chiamerà? E in caso ciò non accadesse, secondo lei quale sarebbe la causa di tale disattenzione? Non posso credere che si pensi di tenere sotto naftalina questa storia, visto che una volta data in pasto ai media, ha assunto un ruolo di assoluta rilevanza, anche nell’opinione pubblica.

Guardi, il Vaticano non mi chiamerà. Non ne ha motivo per alcuni aspetti. Il primo è che ha già l’audio originale nelle sue mani. Sa esattamente chi cercare e cosa chiedere. L’unica cosa che potrebbe valutare è la richiesta di avere una lettura generale dell’audio, visto che, a quanto ne sono a conoscenza, non ce l’hanno. E forse, a loro, non interessa. Diverso il discorso per l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma, e della Commissione d’inchiesta (nella speranza che venga avviata al più presto). In quel caso me lo augurerei. Anche se dubito. Dovrebbero aprire altri link su personaggi di un certo livello, non sul caso Orlandi. Comunque, il sottoscritto rimane a disposizione.

La ringrazio di cuore per il tempo che mi ha dedicato e per il lavoro da lei svolto.

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