Oggi si celebra la giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo e noi siamo andati alla ricerca della persona giusta per poterci parlare del concetto di “sviluppo sostenibile”. Ecco, dunque, la nostra intervista a Laura Zunica.
Ciao Laura, grazie per aver accettato il mio invito a questa intervista. Oggi celebriamo la giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo e tu ti poni esattamente come modello di cittadina e professionista che ha a cuore questo problema. Parlaci della tua idea di sviluppo sostenibile.
Spesso la parola sostenibilità si confonde con eco-sostenibilità, ma in realtà significa molto di più. La sostenibilità tratta di ambiente, persone, inclusività ed economia. Tutte le aree sono interconnesse e dipendenti l’una dall’altra; infatti affinché si possa mettere in atto una strategia di salvaguardia ambientale, bisogna coinvolgere le persone e pensare al benessere delle stesse e l’inclusione sociale. La mia visione di sviluppo sostenibile è muoversi in maniera urgente in questa direzione in linea con l’agenda 2030 delle Nazioni Unite, per cui è indispensabile mettere a terra sia a livello globale che a livello locale delle politiche e delle strategie che possano garantire uno sviluppo più sostenibile per tutte le persone e per il pianeta, salvaguardano in questo modo le persone stesse con una giustizia economica ed un’inclusione sociale.
Sei presidente e cofondatrice di Terralab onlus, che promuove stili di vita sostenibili nel rispetto dell’ambiente. Com’è nata Terralab e qual è il percorso che sta tracciando nella comunità?
Terralab è un’associazione di tutela ambientale che ho fondato insieme ad altre sette donne nel 2019. Si occupa di promuovere stili di vita sostenibili attraverso il coinvolgimento attivo della comunità sul territorio. Che cosa significa in pratica? Noi organizziamo attività con le persone sul nostro territorio in modo da sensibilizzare ciascun partecipante all’adozione di stili di vita un po’ più sostenibili, ovviamente in base alle proprie risorse e alle proprie possibilità. Questo è il nostro mantra. L’associazione nasce dal desiderio di adottare stili di vita più sostenibili, perché crediamo nell’importanza dei gesti di ciascun individuo come motore di partenza del cambiamento. Certo, i grandi provvedimenti dovrebbero arrivare dall’alto, anche in maniera urgente e veloce, d’altro canto nell’attesa non possiamo deresponsabilizzarci dal basso, quindi agire dal basso come messaggio che si vuole mandare alle istituzioni e soprattutto al mercato può smuovere gli apici. Ogni gesto fa la differenza, per questo sensibilizziamo le persone a dare valore alle proprie scelte e alla responsabilità che si ha nell’attuarle. Siamo nate nel 2019 e abbiamo riscosso fin da subito un grande successo. Purtroppo, come sappiamo, nel 2020 è arrivata la pandemia e siamo state costrette ad aprire canali social e virtuali per portare avanti la nostra mission. Nonostante abbiamo podcast, workshop, canali social e telegram, il nostro focus principale rimane il territorio. Quando le restrizioni sono cadute, abbiamo ripreso subito la nostra attività perché il nostro concetto è “pensa globale, ma agisci locale”.
Le iniziative di Terralab onlus

Parlaci delle iniziative di Terralab, come ad esempio, molto popolari, sono i Terratour.
Il nostro cavallo di battaglia, fin dalla nostra nascita, sono stati gli swap party, dove le persone potevano scambiarsi beni inutilizzati ma ancora in buono stato. Questo permetteva il non creare rifiuti, liberarci di oggetti che non volevamo più, acquisire in questo modo nuovi beni e sensibilizzare le persone a investire di più nei beni di seconda mano per mitigare la crisi climatica e dare un input all’economia circolare.
Poi abbiamo creato dei workshop di riciclo creativo; entriamo spesso nelle aziende per organizzare attività che coinvolgano i dipendenti sull’economia circolare o sull’agenda del 2030 delle Nazioni Unite.
I Terratour sono un nuovo progetto, nato nel 2023, dove accompagniamo i partecipanti a fare dei tour che durano circa dalle 8.00 di mattina fino al primo pomeriggio alla scoperta di una Milano più etica e sostenibile. Come lo facciamo? A tappe! Tocchiamo tappe che portano sempre ad una colazione insieme, una cooperativa sociale che abbia impatto sul territorio, un negozio di seconda mano, un pranzo vegano e poi o un negozio di prodotti sfusi o di cosmesi naturale. Ad ogni tappa, il rappresentante dell’attività che andiamo a visitare ci parla del proprio percorso per offrire la possibilità di conoscere un’altra Milano e accompagnare le persone ad adottare uno stile di vita più sostenibile. Durante le talk è possibile fare domande, interfacciarsi, sciogliere dubbi o curiosità e ciascuno è libero di fare acquisti. Stanno riscuotendo un enorme successo, le persone sono molto entusiaste ed è bello vedere che sono sempre di più le realtà sostenibili.
Per promuovere le iniziative e una coscienza solidale, Terralab si fa portavoce anche di un podcast: Fuori dai Radar. Ci puoi dire qualcosa di più?
Fuori dai Radar è il podcast di Terralab che si articola in varie rassegne. Nasce per raggiungere tutte quelle persone fuori dai nostri radar. Il nostro obiettivo è arrivare a tutte quelle persone che si affacciano timidamente al mondo della sostenibilità, hanno dubbi, non sanno cosa significa. Abbracciamo in modo inclusivo e partecipativo questa platea di pubblico e la accompagniamo in un percorso di consapevolezza. Il podcast è nato anche per l’esigenza di raggiungere persone fuori dal nostro territorio, le quali non hanno la possibilità di partecipare alle attività in presenza che teniamo. Le rassegne portate avanti per ora nel podcast sono state: Italia che cambia, insieme ad una straordinaria realtà editoriale, Fuori dai recinti, storie di persone che hanno scelto di vivere vite alternative e meno canoniche. Poi abbiamo fatto la rassegna Fuori moda, sulla moda sostenibile, e ne deve arrivare un’altra molto importante a settembre, di cui però non posso ancora fare spoiler.
Essere attiviste nella contemporaneità
Cosa significa, oggi, nella nostra società, essere un’attivista per il clima?
Significa, dal mio punto di vista, impegnarsi in prima persona nel modificare il proprio stile di vita per avere un impatto positivo sulla realtà e soprattutto sensibilizzare chi ci circonda, senza dire cosa devono fare gli altri, ma diventando un esempio, un modello di cambiamento per ispirare gli altri mediante le proprie azioni. Essere coerenti con ciò che si dice è un requisito essenziale, oltre a rimanere aperti al dialogo, non polarizzando la conversazione, ma comprendendo la direzione da cui provengono gli altri. Inoltre, è fondamentale diventare un consumatore responsabile, per lanciare messaggi forti al mercato che, in questo modo, si deve adattare. Un aspetto importante è anche far sentire la propria voce nelle manifestazioni pubbliche, per far capire ai vertici delle istituzioni che il cambiamento è necessario.

Sei stata protagonista di una recente Ted Talk (Tedx Formigine), dove io ti ho incontrata. Hai parlato molto dell’importanza di fare scelte sostenibili. Quali sono quelle che possono impattare il pianeta e come possiamo renderci utili tutti?
È impensabile che tutti facciano tutto nella stessa maniera, perché cambiano le necessità e le possibilità. È necessario però anche solo informarsi perché l’informazione solleva la consapevolezza che è il motore catalizzatore dell’azione. Fare scelte sostenibili viene dal conoscere l’impatto che le nostre scelte hanno e quindi ci offre la possibilità e gli strumenti di fare scelte responsabili nei confronti del pianeta e delle persone. Faccio un esempio: già limitare gli alimenti derivanti dagli animali diminuisce in maniera importante l’impatto che quella persona ha sull’ambiente. Tra le tante scelte che possiamo fare quella di un’alimentazione a base vegetale è la più impattante. Un’altra scelta significativa è quella di limitare o rinunciare al consumo di prodotti fast fashion. Qui in molti mi dicono: ma tu allora ostacoli l’economia! Rispondo così: è impossibile non essere consumatori, lo facciamo continuamente, dal caffè al bar al biglietto del cinema. Ciò che dobbiamo fare è scegliere che tipo di economia far girare: una amica del pianeta e delle persone oppure una che queste persone e il nostro pianeta le sta uccidendo?
Nella tua lotta di attivismo, vediamo anche la comparsa di un libro: Un’impronta leggera, che poi è anche il nickname dei tuoi social. Parlaci dei suoi contenuti e appunto dell’idea di questa impronta che tutti lasciamo sul mondo.
Il libro è nato un po’ per caso, quando mi ha contattato la casa editrice con un progetto editoriale. Ho preso la palla al balzo perché mi ha dato la possibilità di raggiungere molte persone. Un’impronta leggera è un manuale rivolto a chi vuole avvicinarsi ad uno stile di vita più sostenibile, ma non sa da dove partire. Ho cercato di offrire consigli pratici per muoversi in questa direzione. Ogni capitolo ha una piccola parte di teoria e poi i consigli per far capire come e perché il nostro impatto sul pianeta si modifica. Una cosa a cui tengo molto è che alla fine del libro esiste un’appendice di risorse da cui attingere per crearsi una cultura della sostenibilità.
Il veganismo come opportunità per uno sviluppo sostenibile

Come scrivi sui social: “mangi vegetale”. Puoi dare qualche consiglio a chi ha intenzione di approcciarsi a questa forma di alimentazione?
Sicuramente un consiglio che do è leggere il libro di Silvia Goggi, oltre a seguirla sui social: E’ facile diventare un po’ più vegano. Poi si possono fare dei tentativi, ad esempio dire: una volta a settimana mangio vegano! Un altro modo è quello di fare una colazione vegana per un mese. L’importante è fare un piccolo passo alla volta, dei tentativi. Il mondo vegano ha un universo di sapori, un’esperienza culinaria che porta con sé un valore aggiunto, le ricette sono tantissime e gustose. Importante è sempre l’informazione, tanto che segnalo il documentario Cowspiracy. È molto crudo, ma è essenziale vederlo. Se facciamo certe scelte alimentari, dobbiamo assumerci la responsabilità di sapere cosa c’è dietro questa scelta.
Inoltre, lavori nel team di Worldrise onlus, che si occupa di conservazione dell’ambiente marino. Qual è il tuo ruolo in questa associazione?
Nel team sono project manager della campagna 30×30 Italia, che coinvolge oltre 60 associazioni di tutela ambientale su tutto il territorio nazionale. Io sono la coordinatrice. 30×30 è un target internazionale che è stato stabilito come minimo sindacale da proteggere per garantire la produttività e funzionalità degli oceani. Sono anche project manager di Festivalmar, un festival itinerante annuale di 4 giorni sul mare, dove portiamo le persone per conoscere le bellezze e le fragilità, quindi anche i modi per proteggerlo, di questo ambiente. Forse non tutti sanno che un respiro su due che facciamo lo dobbiamo al mare perché il mare produce circa il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbe un terzo dell’anidride carbonica dell’atmosfera ed è il nostro più grande alleato nella regolazione del clima.
L’augurio per il futuro e per le nuove generazioni
Da ultimo, ma non per importanza, sei anche madre della bellissima Olivia. Cosa le auguri per il futuro? Qual è il mondo che le vuoi lasciare tra le mani?
La mia preoccupazione per quanto riguarda il cambiamento climatico è aumentata con la nascita di Olivia. Ho molta paura per il pianeta che stiamo lasciando. Però ho visto un attivismo crescente delle nuovissime generazioni e questo mi dà speranza. Spero che riusciranno a salvarci ed è l’augurio che le faccio. Auguro a lei e a tutti i suoi coetanei di essere un po’ più responsabili dei nostri predecessori.