La musica d’autore nel primo Festival diffuso di Milano. Parliamo del Piano City Milano 2023
Un tuffo nella musica, quella d’autore, da respirare a pieni polmoni, da gustare e da godere. Questo è il progetto di Piano City Milano, il primo Festival diffuso della città. Il musicista Daniele Longo, presente all’evento sabato 20 maggio, ci racconta la sua storia d’amore con la musica.

Qui la musica non aspetta il suo pubblico, ma va incontro alla gente e lo fa coinvolgendo gli spazi urbani, facendosi dono per tutti, diventando colonna sonora di una città. Tre giorni di pura emozione, dal 19 al 21 Maggio, per un totale di 265 eventi.
Incontriamo Daniele Longo curiosi di scoprire qualche nota in più sulla sua partecipazione alla kermesse milanese, sul suo ultimo disco e sulla sua storia d’amore con la musica.
Daniele, raccontaci della tua presenza all’evento.
Sabato 20 maggio alle 17,00 suonerò da Eataly Smeraldo a Milano, per Piano City Milano 2023, l’importante manifestazione che porta il pianoforte in tutta la città metropolitana.
Il concerto si intitola “Cercando l’aria”, che è il titolo del disco pubblicato nel 2021, con 14 mie composizioni originali, i brani eseguiti saranno quelli del disco. Saranno suonati nella loro versione “di nascita”, quella in piano solo, come prevede la rassegna. Però di recente abbiamo suonato questo stesso repertorio in trio con contrabbasso e batteria.
Parlaci del tuo ultimo disco e del suo significato.
“Cercando l’Aria” è un titolo forse ancora più attuale oggi di quanto non fosse quando mi si è presentato, tempo fa. Sta a significare più cose, e credo possa far piacere scoprirle da soli, senza troppi suggerimenti. Di certo esistono tanti tipi di aria, o tante possibili atmosfere, e per questo la disposizione d’animo non è sempre la stessa, e così gli esiti.
L’aria passa dagli spifferi, e se la melodia arriva così, non è il caso di contestarla, e va “assecondata”, altrimenti se ne torna da dove è venuta…Nel cercare l’aria perciò si gioca col tempo – meravigliosa griglia con cui noi musicisti ci relazioniamo sempre, da soli e col pubblico – per poterlo “tradire” forse un po’ più del solito. Peggio sarebbe se, “Cercando l’Aria”, tradissimo il gioco musicale, togliendoci il divertimento e le licenze poetiche. Quelle incluse nei brani potranno essere utili al divertimento dell’ascoltatore? Lo scopriremo solo insieme.

Daniele, come e dove nasce la tua passione per la musica e quali generi ti appassionano di più?
Mi piaceva cantare quando ero in prima elementare, in particolare una canzone che mi aveva insegnato un compagno di scuola (e ne conservo una registrazione parziale che mio padre fece quando avevo sei anni, con mia sorella che vocalizzava strane melodie giapponesi, all’età di due). Credo che mi sia piaciuta sempre la musica, anche se non ricordo episodi evidenti precedenti a questo. Ricordo però che mio padre (in casa nessuno dei nostri genitori faceva musica, ma ne erano piuttosto appassionati) mi propose più volte di iniziare a studiare uno strumento musicale, sin dall’inizio dell’età scolare; ma io ne avevo evidentemente una specie di timore reverenziale: e credo che immaginassi una situazione accademica, formale, non troppo spontanea. Poi, quando frequentavo la quinta, partecipammo a scuola ad un breve corso di musica , sperimentale all’epoca, durante il quale un musicista della città in cui sono cresciuto (Ascoli Piceno, nelle Marche) fu evidentemente così entusiasmante e divertente da farmi superare la titubanza, e finì che fossi io stesso a chiedere ai nostri genitori di iscrivermi ad una scuola di musica.
Avevo già una tastiera giocattolo della Antonelli, e con un mio amico d’infanzia, che aveva il balcone di fronte al nostro e si era già iscritto da un anno ad un corso di organo, ci scambiavamo le nostre conoscenze, le melodie e gli entusiasmi sonori, lungo la via.
Così mi iscrissi ad un corso di organo elettronico, l’antenato delle odierne tastiere: uno strumento che non appariva “serioso” come il pianoforte, e portava una ventata di modernità, ai miei occhi e alle mie orecchie.
Lo studio che condussi fu di stampo classico, ma su uno strumento moderno, e mi portò ad un diploma, seppur non in conservatorio, riconosciuto da un circuito di scuole di musica private italiane che esiste ancora, il CDMI, Centro Didattico Musicale Italiano .
Nel frattempo, da adolescente ebbi la fortuna di frequentare un gruppo di amici che ascoltava generi musicali eterogenei e non commerciali; così, alla parte classica, nutrita dalla scuola musicale, cominciai ad accostare il rock, la new wave, il post punk, italiani e internazionali. Avevamo un gruppo che si chiamava Izvestija (da un quotidiano sovietico) che componeva i suoi brani originali, in stile psichedelico, secondo me, ancora oggi, in modo molto interessante. Poi conobbi le cosiddette musiche eterodosse grazie ad un amico dai larghi orizzonti musicali e sonori offerti dall’universo musicale contemporaneo (oggi è un affermato DJ, e molto originale, direi sui generis).
Al compimento degli studi classici, avvenuto lo stesso anno del diploma di scuola superiore, ho avuto la mia prima esperienza con il jazz, a Perugia, frequentando i seminari estivi di improvvisazione della Berklee School, e assistendo ai concerti di musicisti davvero straordinari che hanno fatto la storia di questa musica. Lì ho scoperto un modo diverso di suonare il pianoforte e ne sono rimasto davvero affascinato. E da lì non me ne sono più allontanato.
E da allora il jazz è rimasto uno dei generi principali frequentati, insieme alla musica che proviene dal Brasile, da Cuba e da quell’area “calda” del mondo. Suono volentieri il funk che mi diverte molto, e ho fatto una bella esperienza di blues moderno che ha aperto il mio sguardo su questo genere che è il papà di buona parte della musica dal ‘900 in poi.
Adesso, fra le varie cose, sto lavorando ad un progetto di musica africana originale e mi sto davvero divertendo!
Un ambito per me molto importante è quello teatrale. Compongo le musiche e le canzoni degli spettacoli teatrali, specialmente quelli di Realtà Debora Mancini, di cui sono direttore musicale; e costruire le atmosfere a sostegno del lavoro scenico mi piace davvero tanto, come anche suonare negli spettacoli di improvvisazione teatrale e accompagnare i film muti dal vivo.
I tuoi progetti per questa estate? dove potremo ascoltarti?
Quest’estate ci sono diversi impegni confermati molto stimolanti: saremo ad Arcetri, il 15 giugno all’osservatorio dell’INAF per Le Cosmicomiche di Italo Calvino, con l’attrice Debora Mancini e l’astrofisico e scrittore Stefano Sandrelli.
A luglio registreremo un disco dedicato al latin jazz col Roby Perissin Ensemble, e suonerò Milano con Arsène Duevi Tsibiaku per il debutto di un progetto con una band internazionale e con la Unity Jazz Orchestra in provincia di Varese e a Carpi per le Fiabe Italiane, con Debora Mancini e l’artista visuale Cristina Lanotte.
Ad agosto a San Marino, di nuovo con Debora e col mitico Mario Marzi, solista dell’Orchestra della Scala di Milano e concertista di fama internazionale ai sassofoni.
E poi ci sono altre cose che “bollono in pentola”, ma è presto per parlarne.
Non ci resta che tuffarci e lasciarci inebriare dalla musica di Daniele Longo e di tutto il Piano City Milano 2023!
Intervista stupenda!