Ricerca e sperimentazione come sinonimi del design minimalista
Per parlare di design, arte, sostenibilità e tanto altro, siamo andati a disturbare una delle designer di maggior spessore della scuola danese: Rikke Frost. Nella splendida cornice di Aarhus, ”la più piccola grande città del mondo”, dove l’antico incontra il moderno con il futuristico AroS Art Museum dalle vetrate arcobaleno disegnate da Olafur Elisson, a far da contraltare al fascino antico dell’Old Town, un museo a cielo aperto dove si può respirare l’atmosfera di una Danimarca d’altri tempi, Rikke ci ha aperto i battenti del proprio studio per lasciarci immergere nel suo personalissimo intendere il design.

Grazie Rikke per aver accettato di parlare con noi di Design e del tuo personale modo di intendere i complementi di arredo. Comincerei chiedentoti, proprio, cosa rappresenta per te il Design.
Il design è gran parte della mia vita, il mio lavoro e la mia ricerca costante, il mio modo di rapportarmi al presente e al futuro. Se, però, devo entrare in un dettaglio più tecnico, potrei dirti che il design è quello strumento che utilizzo per arrivare a soluzioni sostenibili sia riguardo al tempo che viviamo, che al tempo futuro. La componente della sostenibilità è senza dubbio il cardine portante del mio intendere il design. Non possiamo assolutamente scindere il design dalla contemporaneità.

Quello a cui sempre hai puntato con le tue creazioni è il progettare soluzioni ecosostenibili, utilizzando oggetti in grado di riacquistare la loro naturale utilità. Da dove parti per identificare gli elementi che utilizzerai per le tue creazioni?
L’intero mio lavoro si basa su 3 concetti portanti, che potrei definire veri e propri dogmi, e sono: il minimalismo, la magia e la consapevolezza. Dalla fusione di questi tre elementi scaturiscono le proposte artistiche. Quando mi trovo a confrontarmi con il cliente, il mio concept di partenza è: porre più domande possibili, vivere di “perché?”. E i perché li chiedo in continuazione, solo capendo la motivazione che si cela dietro ad una richiesta, riesco a realizzare quello che davvero desidera il cliente. Cerco di identificare come possiamo lavorare su elementi rilevanti. Su quale comportamento, funzione, materiale e metodo, dovremmo lavorare per realizzare quello specifico pensiero attraverso il design. Credo che solo attraverso questo processo funzionale il design possa prendere vita ed essere rispettoso del desiderio del cliente.
Sei senza dubbio una delle realtà più rappresentative del design scandinavo. Quali sono, a tuo giudizio, gli elementi che caratterizzano la tua creatività, e quanto la tua terra, parliamo della Danimarca, ha influenzato i modelli espressivi che proponi?
Beh, posso dirti che, senza dubbio, l’eredità del design danese sarà sempre parte del mio dna. Amo i materiali naturali, come naturale è la mia terra, amo la funzionalità e le forme invitanti, tutti aspetti riscontrabili nella formazione dei designer danesi. Quello che credo di aggiungere a questa eccezionale base di partenza è la mia personalissima curiosità per il comportamento umano, una sorta di antropologia del design, alla quale cerco di abbinare un aspetto assolutamente ambizioso, ma che sento mio a 360°, ossia utilizzare la storia, il passato, attraverso una nuova chiave di lettura maggiormente contestualizzabile e pertinente.
Industrial designer prima, artigiana di materiali naturali, poi. Puoi parlarci del tuo sviluppo artistico?
Torno a quanto ci dicevamo prima. Cerco sempre di inserire una sorta di magia nei miei progetti, qualcosa che non sia, ovviamente, solo un discorso astratto, ma un qualcosa che l’utente possa esplorare attraverso le proprie emozioni: sia essa un’esperienza tattile che può vivere e verificare attraverso l’utilizzo di un mix di materiali differenti, o visiva, attraverso un tocco particolare, inserito appositamente per creare una certa forma di sensibilizzazione, o qualsiasi altro dettaglio che possa rendere unico il prodotto proposto.
Che rapporto hai con le varie Fiere del complemento d’arredo? Te ne cito una come esempio: il Salone del mobile di Milano che si è da poco conlcusa.
Sono molto combattuta nel rispondere a questa domanda. Naturalmente credo siano un bel modo di confrontarsi con l’universo del design, offrono tutto quello che il mercato propone in quel determinato momento, o almeno gran parte di ciò che offre il mercato. Cerco di visitare molte fiere, sia per il gusto di scoprire cosa possono offrire, appunto, sia per prendere ispirazione per le mie creazioni. E a questo aggiungerei che non dobbiamo assolutamente sottovalutare nemmeno la grande opportunità di networking che offrono. Tutto ciò, di per sé, mette in moto una riflessione che non posso far finta che non vi sia. Alcune volte, però, mi rattrista vedere quanta sovrapproduzione vi sia nel nostro campo. Quanti dei prodotti realizzati siano frutto più di una esigenza di business che di vera e propria arte creativa. Certe volte mi domando se abbia senso insistere su questa strada. Ma, naturalmente, parliamo di una semplice riflessione.

L’incontro dei Brand per un nuovo modo di intendere il design minimalista
Rikke Frost e Carl Hansen & Søn. Come è nata questa partnership e che sviluppi prevedete?
Tutto nasce da un programma televisivo cui ho partecipato e che si chiama “Danmarks next Classic”. Erano presenti 5 designer, tra cui la sottoscritta, che dovevano progettare ciascuno 6 prodotti diversi, e in sole tre settimane per prodotto. Alla fine uno dei prodotti realizzarti per lo show è stato il divano Sideways. Ho deciso, allora, di scrivere una mail al CEO e proprietario di Carl Hansen & Søn, Knud Erik Hansen, invitandolo a guardare il programma televisivo e lui l’ha fatto. Da quel momento è partita la nostra collaborazione. Attualmente, stiamo continuando a lavorare sulla famiglia Sideways ed è tutto quello che ad oggi posso rivelare.
Negli anni hai portato avanti molte collaborazioni, mi riferisco al lavoro con Le Klint, per la creazione della lampada Caleo, o quello con Furnipart, per la creazione della maniglia Edge Filigree. Hai mai pensato di sbirciare nel nostro paese per esportare il tuo lavoro e creare collaborazioni con brand italiani?
Ma certo! Mi piacerebbe molto lavorare con alcuni brand presenti sul vostro territorio, mi riferisco a B&B Italia, Paola Lenti, Cassina, o ancora, La Palma, tutte realtà che si concentrano sulla buona qualità e che portano avanti molti dei valori con i quali io mi confronto quotidianamente. Speriamo di arrivare prima o poi a creare una bella sinergia lavorativa anche con voi.

Prima di salutarti e ringraziarti per il tempo che ci hai dedicato, ho recuperato uno stralcio di una tua vecchia intervista in cui, parlando del tuo divano Sideways, spiegavi che l’idea principale per progettare quell’opera era l’intento di creare un “social mobile”. Oggi siamo invasi dai social che si muovono e vengono prodotti per isolarci, confinando il rapporto umano dietro ad uno schermo. Pensi che il design possa aiutare ad invertire questa tendenza e riportarci a condividere il presente?
Credo che sia una gran bella speranza! Come designer abbiamo la possibilità di spingere il comportamento umano in direzioni diverse attraverso i nostri progetti e, se ciò può favorire una rivalutazione della socializzazione, io posso solo ritenermi entusiasta. Abbiamo la responsabilità di impegnarci in prima persona proprio per fare questo: essere gli uni con gli altri e condividere le nostre esperienze di donne e uomini.
Grazie a Rikke Frost.